Marina di Cariati - Guida Turistica

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.: MARINA DI CARIATI
 Cariati è un comune di 8.458 abitanti in provincia di Cosenza.
 Il primo nucleo dell'attuale centro storico di Cariati, cinto da poderose mura, situato su un'amena collina in vista del mare (50 M.s.l.m.), sorse come luogo strategico fortificato in età bizantina. Ai Bizantini viene attribuita la prima edificazione della cinta muraria cittadina, che fu consolidata e rimaneggiata nei secoli XV e XVI, sotto la signoria dei Ruffo prima e degli Spinelli poi. Il territorio cariatese, però, fu frequentato e abitato fin da epoca molto più antica, come è dimostrato dai numerosi ritrovamenti archeologici in esso effettuati dagli inizi del '900 in poi.
 Il periodo archeologicamente più documentato di Cariati antica è quello relativo all'età brettio-ellenistica (IV-III sec. a.C.), allorquando le colline immediatamente sovrastanti l'attuale abitato della Marina erano densamente popolate da nuclei di genti brezie (Italici), dedite all'agricoltura e alla pastorizia. Su una di queste colline, quella del Salto, è stata scoperta nel 1978 una monumentale tomba a camera sotterranea, risalente al 330 circa a.C. e appartenente a un guerriero brezio, probabilmente capo della comunità locale, sepolto con una armatura di bronzo, l'elmo e una spada falcata in ferro, unitamente a un ricco corredo d'accompagno (i reperti sono esposti nel Museo di Sibari). Il territorio di Cariati conobbe anche l'occupazione romana, che si sviluppò nella pianura costiera a nord della foce del fiume Nicà, nelle località di Santa Maria e Frasso, dove sono emersi resti notevoli di un "abitato romano" e dove qualche studioso ha ubicato la "statio" di Paternum, attestata dall'"Itinerarium Antonini". In età bizantina, all'incirca tra il IX e il X secolo, il centro del sistema insediativo si concentrò sulla strategica ed amena collinetta in vista del mare, sulla quale insiste attualmente l'antico abitato recinto da mura.
 I Bizantini ne fecero uno di quei castelli ("castra") che essi, a scopo strategico, costruirono un pò dovunque, sia sulle coste che nell'interno della Calabria. Grazie alla sua felice posizione strategica lungo la fascia costiera jonica, tra Capo Trionto e Punta Alice, nonchè all'apprestamento difensivo di cui l'avevano munita i Bizantini, Cariati rappresentava nella prima metà del XII secolo, all'epoca della conquista normanna dell'Italia meridionale, una delle principali roccheforti del dominio bizantino in Calabria (le altre erano Rossano, Gerace e Reggio). Fu per questo motivo che nel 1059 - come riferisce lo storico Guglielmo di Puglia - Roberto il Guiscardo la cinse d'assedio e l'espugnò dopo lunga e tenace resistenza da parte dei Cariatesi. Divenuta Contea in epoca normanna (sec. XI) e successivamente principato (1565), Cariati fu soggetta a varie signorie. Vi si alternarono i Ruffo, i Riario, i Sanseverino, i Coppola, i Borgia e, in ultimo (1505) gli Spinelli, Principi di Cariati dal 1565, che la tennero fino all'eversione della feudalità (1806). Nel 1437, mentre si trovava sotto la signoria dei Ruffo, Cariati fu elevata a sede vescovile e tale titolo conserva ancora oggi. Fra i suoi vescovi più importanti si ricorda Francesco Gonzaga (1633-1657), che promosse la costruzione del Palazzo Vescovile e del Seminario, e Nicola Golia (1839-1873) che nel 1857 riconsacrò la Cattedrale di origine quattrocentesca, da lui fatta completamente ricostruire in stile neoclassico. Nella prima metà del '500 Cariati subì ripetuti attacchi e devastazioni da parte dei pirati turchi che infestavano allora il Mediterraneo. Nel 1544 il corsaro Kaireddin Barbarossa la distrusse quasi completamente e ne fece prigioniera gran parte della popolazione, compreso il Vescovo Giovanni Carnuto. Nel Seicento la città si riprese dalle devastazioni turchesche e vide rinnovarsi quasi tutto il suo tessuto urbano: a questo periodo risalgono il Palazzo Vescovile, il Seminario, le chiesette dell'Annunziata, della S.S. Trinità, di Sant'Antonio, di S. Maria delle Grazie, nonchè molte abitazioni del centro storico e alcuni palazzi gentilizi rimaneggiati poi in epoche successive.